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diventa invernale …
…ecco che arriva
l’albero di Natale.
Quanti addobbi,
quanto lavoro,
ma adesso l’albero
brilla come l’oro.
E’ la notte di Natale.
Ogni bambino sogna
i regali che troverà
al mattino.
Babbo Natale,
con le sue renne
porterà a tutti
fantastiche strenne.
Quanti pacchetti
da scartare!
Ci rimarrà tempo
per giocare?
Ivana N.
La mia classe è bellissima, ci sono molte cartine geografiche, c’è un bellissimo maialino volante disegnato da Eleonora F. Sulla porta ci sono attaccati dei disegni fatta dalla mamma di Ivana. Io vorrei che per un giorno fosse la classe in fondo al mare e che io e i miei compagni fossimo pesci (…) la classe piena d’acqua con i coralli, i pesci colorati e le maestre dei polipi. Sarebbe una cosa troppo bella e piena di avventura. Giulia Ca.
Prima vorrei togliere tutto ciò che c’è nell’aula, poi dipingere tutto di blu o di azzurro e il pavimento di bianco (…) Vorrei mettere delle figure di delfino, con le voci di delfino e di balena (…) questa è la mia classe fantastica! Desirèe D.
La nostra classe è grande, piena di cartelloni fatti da noi ragazzi, ci sono cartine geografiche: una carta del mondo, una dell’Europa e di qualche parte dell’Asia e dell’Africa, due dell’Italia (…) Io trasformerei la nostra classe in una spiaggia di Malibù, sposterei tutto l’arredamento scolastico nella biblioteca della scuola, poi plastificherei tutti i cartelloni, bloccherei con dei vetri il nostro atrio, poi lo riempirei di acqua per tre quarti della sua altezza. Aggiungerei una roccia per usarla come trampolino. Federico V.
La nostra classe è strana (…) alla mia destra c’è un disegno di arte che abbiamo fatto in terza, poi c’è l’armadietto dove teniamo i quaderni. Un po’ più in là ci sono le nostre foto da piccoli. Io vorrei che la mia classe per un giorno fosse un circo (…) Leonardo ed io vorrei che fossimo degli acrobati, mentre Tommy sarebbe un Freestyle. I Freestyles sono dei motociclisti che fanno le acrobazie con le moto e saltano dentro il cerchio di fuoco. Federico N.
La mia classe è grande (…) c’è un muretto dove ogni mattina mettiamo le cartelle (…) Siamo diciannove bambini divertenti e chiassosi (…) perché non trasformare la classe in un circo/parco di divertimenti? (…) Mi accorgo che il cartellone è rialzato da una parte, lo alzo e trovo un pulsante. Allora lo premo e ad un certo punto vedo tutti travestiti da clown, tranne me. Sono vestita da presentatrice, chiedo informazioni, ma poi vedo un copione: sono proprio io la presentatrice del circo della quinta A. Giulia Ci.
Nella mia classe c’è una maestra che aiuta sempre chi ne ha bisogno, un cartellone con un maialino volante, due banchi con sopra i dizionari e le prove Invalsi. Abbiamo anche una bella porta decorata, con una maniglia d’ottone. Mi piacerebbe che questa classe diventasse un labirinto per nasconderci e giocare. Nel labirinto vorrei che ci fosse una mappa introvabile, chi la trova è fortunatissimo.
Per uscire bisogna superare un sacco di indovinelli, mi divertirei tantissimo, però serve lavoro di squadra perché aiutandosi si diventa tutti amici. Emanuele C.
(…) Sul soffitto ci sono sei luci, due caloriferi alle pareti, ventisei banchi circa (…) ci sono le nostre ricerche appese vicino allo specchio blu e le nostre cartelle (…) Sull’armadietto appoggiato alla parete, ci sono la piazza San Pietro in miniatura e un Colosseo, poi c’è anche un vasetto con sabbia colorata (…) se potessi io trasformerei la mia classe in una pista da cross, con la mia villa di fianco. Tommaso D.
Un giorno all’accademia dei dinosauri si trovano gli amici dopo un lungo fine settimana. In questa accademia si accettano tutti i tipi di dinosauri (…) Ora è l’ora d’Italiano con Paolaraptor che ci ha insegnato come comunicare gentilmente senza morderci e litigare (…) poi è arrivata l’ora di Matemorso, l’insegnante si chiama Stellarex, che ci ha insegnato le moltidienti, ad esempio 9 denti per 8 denti, quanto fa? Samuele S.
Io non ho mai pensato di cambiare la mia classe, però se lo potessi fare la farei diventare: “La scuola divertimenti” (…) La riempirei di gonfiabili e ci salterei sopra tutto il giorno, al posto della cattedra metterei uno scivolo (…) al posto dei cartelloni e delle cartine, metterei tutti i lavoretti e i disegni di Natale, Pasqua, Capodanno, ecc. Giorgia D.
Come mi piacerebbe che la mia classe fosse un acquapark! Ma nella mia classe ci sono solo dizionari, cartelloni degli avverbi, delle preposizioni, degli articoli e dei nomi (…) Nella mia classe manca l’acqua, se ci fosse potremmo lasciare i rubinetti aperti (…) potremmo usare la lavagna come gommone, alzare il termosifone a quaranta gradi e usare i quadernoni come tavole da surf (…) ma la nostra maestra non ce lo permetterebbe mai! Ho deciso che da grande aprirò un bel parco acquatico. Alice L.
La quinta A è una classe di media grandezza, ha le pareti di colore arancione chiarissimo, quasi sul rosa pelle ed è tutta decorata con cose fatte da noi e dalle maestre, c’è una lavagna metà a quadretti e metà a righe (…) io a volte provo a immaginarmi come potrebbe diventare la mia classe: potrebbe diventare più grande, con la lavagna a led (…) Metterei molti giochi nel reparto dell’intervallo e immagino tutti noi come animali fantastici e divertenti. Noemi S.
Se io dovessi trasformare questa aula, la trasformerei in un dolcetto unico. Al posto dei cartelloni metterei delle lastre di caramello, le pareti di lecca lecca, la porta di cioccolato , le finestre di zucchero filato e vorrei la maestra più dolce del mondo sia di carattere, sia di gusto. Ovviamente questo sogno è impossibile da realizzare. Daniele C.
Abbiamo una porta a vetro che ci porta in giardino e ci sono quattordici finestre. Io vorrei abbassare la temperatura a zero gradi o più in giù, fin quando non si congelasse il pavimento, ghiacciato nel suo splendore, in modo che si possa pattinare sul ghiaccio (…) metterei dei quadri con paesaggi invernali, con fiocchi di neve. Ivana N.
La mia classe è molto bella. Guardando intorno a me vedo le nostre grandissime cartine geografiche, i nostri dizionari (alcuni sono veramente colmi d’ informazioni) (…)
Trasformerei per un giorno la mia classe in un parco divertimenti. Per riuscire a creare un clima giocoso, appenderei al soffitto alcune faccine sorridenti fatte con carta colorata, poi trasformerei in scivoli, le postazioni dove posiamo le cartelle (…) Questa è la classe dei miei sogni. Roberta G.
Un giorno di tempesta, uno scienziato, facendo delle pozioni, incontrò un gatto, che però mentre entrava dalla finestra fece cadere un pelo nella pozione. Incuriosito il gatto ne assaggiò un po’ e la sputò perché era troppo amara; poi però facendo dondolare il mobile, rovesciò la pozione addosso allo scienziato. Lui subito si trasformò in gatto. Il vero gatto gli disse il suo nome: «Io mi chiamo Miao e voglio insegnarti cos’è la vita da randagio». Lo scienziato in preda allo stupore disse : «Ma tu sai parlare?! Comunque va bene, accetto».
E così iniziarono la loro avventura… Visitarono molti luoghi e incontrarono molti animali. Alla fine di tutto, lo scienziato ringraziò il gatto e diventarono amici per sempre!
Giogia Dell’orto – Roberta Gibelli – Alice Luongo
Tanto tempo fa il Sole e la pioggia ogni volta che si incontravano litigavano e nessuno riusciva a farli smettere, ma un giorno arrivò una ragazza con un bellissimo vestito azzurro: era la “Dea della Fantasia” che era venuta a sapere di questa cosa; lei voleva riportare la pace, allora iniziò a pensare a un modo per creare un qualcosa di colorato e molto bello. Fece fare un patto alla pioggia e al sole, cioè ogni volta che si incontravano, avrebbero fatto l’Arcobaleno. Passò un po’ di tempo, il sole si incontrò di nuovo con la pioggia e finalmente al posto di litigare formarono qualcosa apprezzato da tutti: l’Arcobaleno. Tutto il paese era felicissimo per aver visto qualcosa di nuovo e super colorato. Perfino gli animali erano come impazziti per la felicità; alla fine il sole, la pioggia e la dea della fantasia diventarono ottimi amici e nessuno poté più fermarli!
Noemi Salerno
Tanto tempo fa, nello spazio, il dio Arco era sempre da solo. Tutti lo pensavano pazzo perché aveva i capelli rossi, la faccia arancione, un braccio giallo e l’altro verde.
Un giorno Arco vide un unicorno con il corno blu, indaco, violetto, di nome Baleno.
Diventarono ottimi amici e, quando Arco cavalcava Baleno, si generava una striscia di colori: avevano creato l’arcobaleno.
Tutte le volte che c’è la pioggia e il sole, Arco e Baleno si fanno un giretto.
Giulia Cavaliere
In un arcobaleno
si tuffò!
E di colori
pieno ritornò.
Delle nuvole
per piedi
e degli uccelli
per capelli.
Ivana Niklina
Continua da…
I delfini che si erano molto rinvigoriti, dopo aver mangiato i frutti di mare più prelibati, le alghe verdi e rosse, i ricci di mare più saporiti, erano pronti per accogliere i nuovi capitani, Paola e Stella, che stavano arrivando in porto, a bordo di una nave di dimensioni gigantesche, con lo scafo di colore rosso e nero, con una grande stella luminosa. Era un trasmettitore di segnali e i bambini potevano sentire: “ Siamo amici, siamo i vostri nuovi capitani e vorremmo conoscervi!”
I bambini salirono sullo yacht, portando il cibo tenuto da parte con l’aiuto del nostromo Margherita.
Dal fondo del mare si udì uno strano suono: era il richiamo del nautilus Giuseppe, che volle salire a bordo per unirsi ai festeggiamenti, cantando e suonando con la ciurma. Tutti erano molto allegri e continuarono a divertirsi fino a notte fonda.
Dopo la festa i bambini si misero sottocoperta a dormire, mentre i nuovi capitani erano al timone.
Suonò il segnale di allarme: nella città si sentivano rumori di una guerra. Qualcuno voleva impossessarsi del gran cristallo della leggenda, trovato nelle grotte degli abissi marini.
I capitani proteggevano i loro marinai dal pericolo, ma gli dissero di stare all’erta, infatti si vedevano da lontano arrivare alcuni prigionieri in fuga che nuotavano verso la nave. Appena arrivati chiesero di essere accolti e poco dopo si unirono all’equipaggio, per combattere i nemici della città assalita. Il re, quando la pace fu fatta, premiò i valorosi eroi, regalandogli il prezioso cristallo verde.
A questo punto i diciannove coraggiosi partirono per una nuova avventura: eccoli in Egitto, dove incontrarono Mohamed, alla guida di un cammello al galoppo: si avvicinò per unirsi al gruppo.
Mohamed offrì da bere caffè freddo ai nuovi amici, dopo averli invitati a casa sua. Insieme andarono ad ammirare la misteriosa Sfinge, che propose due dei suoi indovinelli: “L’Egitto si trova a Nord, a Sud, A Est o a Ovest dell’Italia? – “In un castello rotondo è successo un crimine, si cerca il colpevole: un bambino disse che stava giocando, il maggiordomo spolverava gli angoli del castello, il cuoco cucinava… chi è il colpevole?
I nostri avventurosi, dopo aver riflettuto a lungo, risposero esattamente e… tornarono a casa, in Italia!
A presto con nuove avventure!
C’era una volta, in una scuola elementare, una maestra molto piccola di statura. Gli alunni l’avevano soprannominata micromaestra.
Lei era molto brava e simpatica, ma non era molto alta, anzi, era proprio mini!
Aveva i capelli biondi con riflessi castani. Aveva gli occhi azzurri e vestiva sempre con colori allegri: gonne con pallini e scarpe da ginnastica.
Se devo dire la verità, non sembrava neanche una maestra, ma era la migliore.
I suoi alunni la prendevano in giro, ma lei aveva imparato a far finta di niente e continuava tranquillamente il suo lavoro.
Noemi Salerno
C’era una volta in un paese lontano, una scuola dove c’era la solita situazione: la maestra dettava e i bambini scrivevano. Succedeva sempre così, ma quel giorno era diverso perché un bambino espresse un desiderio: che per un giorno la maestra fosse mini.
All’improvviso cadde sulla maestra una sostanza gialla che la travolse. Tutti i bambini si misero a ridere. Poi non si vide più la maestra. Crearono subito un’agenzia investigativa: l’agenzia “Cercasi maestra sparita nel nulla”.
Cercarono e ricercarono e videro una creaturina piccola che correva e cercava di urlare per farsi sentire: era proprio la maestra. Allora tutti la chiamarono la minimaestra.
Poi il bambino si ricordò del suo desiderio e disse: «Tranquilli domani finirà tutto». Aveva ragione perché l’indomani si era tutto sistemato: c’era la solita situazione e quando i bambini lo raccontarono ai genitori non ci credettero e scoppiarono a ridere.
Giulia Cavaliere